lunedì 31 agosto 2009

Quando una torinese sposa un palermitano


Ripropongo anche sul mio blog questa simpatica descrizione dell'incontro e del successivo matrimonio tra una piemontese e un palermitano, pubblicato su Palermo - BlogSicilia nel luglio scorso. Il protagonista è mio cugino (omonimo) e sua moglie Ivana.

Devo dire che l’inizio della nostra storia è stato molto divertente. Quando sono arrivata a Palermo per la prima volta, lui lavorava in un albergo a Trabia. È venuto a prendermi all’aeroporto con una Ford Fiesta tutta scassata. Ha dovuto aprire la portiera da dentro, il finestrino non scendeva perché si era rotto il tasto apposito, ma con uno stratagemma riusciva a farlo scendere ugualmente.

La valigia nel portabagagli non si poteva mettere perché c’era la bombola del gas, per cui l’abbiamo messa nel sedile di dietro; e per finire quando si andava in autostrada perdeva i pezzi. Come primo impatto penso che qualunque altra persona si sarebbe spaventata, ma noi ci ridevamo sopra. È stato un week-end bellissimo!

La mia seconda volta a Palermo è stata per Capodanno. Ovviamente lui lavorava, per cui io per la maggior parte del tempo sono stata coi suoi genitori: persone splendide. Per il 31 dicembre, Giuseppe (ecco il nome) aveva organizzato un programma favoloso: fosse andato dritto qualcosa di quello che aveva organizzato! Aveva prenotato almeno dieci giorni prima per il cenone di capodanno in un ristorante di fronte nei pressi del Teatro Massimo; arriviamo lì tutti e due tirati a lucido e il tavolo non c’era, non esisteva la prenotazione: figuratevi la sua faccia! Il proprietario alla fine ci ha rimediato un tavolo davanti alla cucina; prendo il menu, e vedo dei prezzi altissimi. Lui mi guarda e mi dice che in teoria nei ristoranti di un certo livello i prezzi non ci dovrebbero essere.

Dovete sapere che con Giuseppe al ristorante non ci si puo’ andare tranquilli, perché, essendo del mestiere, è molto pignolo, osserva tutto e critica ciò che secondo lui non va. Ordiniamo, e ad un cameriere di fronte a noi cola dell’olio dal piatto, e dice: “Se si mette a pulire per terra con un tovagliolo, me ne vado“, e il cameriere che fa? Si mette a pulire con il tovagliolo. Il proprietario per scusarsi alla fine ci ha offerto il dolce e l’ammazza caffè. Giuseppe era mortificato, ma alla fine ha visto che io non la smettevo più di ridere e si è rasserenato. Dopo siamo andati in piazza Politeama, dove abbiamo assistito al concerto di Gianna Nannini: tutte le persone con gli ombrelli e le sciarpe in testa. Quando ho chiesto perché mi è stato detto di mettermi una sciarpa in testa, mi è stato risposto che a mezzanotte avrei capito il motivo. Ebbene, allo scoccare del nuovo anno, fiumi di spumante mi sono arrivati in testa.

Dopo un po’ di tempo che ci frequentavamo, alla fine Giuseppe ha deciso di trasferirsi a Torino, un gesto che ho apprezzato moltissimo. Solo che qui la vita e le persone sono molto diverse da quelle di Palermo. Esempio: la guida. Immaginatevi la guida palermitana nel capoluogo piemontese. Da noi rispettano tutti il limite della strada, non passano con il rosso, mettono la cintura e il casco. All’arrivo di Giuseppe, si è scatenato il panico! Avrà preso non so quante multe per non aver indossato la cintura, una per eccesso di velocità e una per essere entrato nella zona centrale senza autrorizzazione. Alla fine si è adeguato alle regole, ma arrivati ad un chilometro nei pressi di casa, si toglie sempre la cintura.

Quando siamo andati a vivere insieme il suo tormento era: “Ma io devo proprio stare vicino allo stadio della Juventus! Non se ne parla prorprio!“. Noi, infatti, abitiamo vicino allo stadio Delle Alpi, ora demolito. E dalle sue ceneri dovrebbe nascere il nuovo stadio della Juventus! Quando l’ha saputo gli stava venendo un colpo. All’inizio non è che ci capivamo molto. Esempio: Giuseppe andava a farsi la doccia e mi diceva “passami la tovaglia, e io facevo una faccia un po’ strana, perché da noi la tovaglia si mette sul tavolo da pranzo! Oppure capita che di sera si affaccia al balcone e comincia a urlare: “O zu Caliddo O zu Totò“, nella speranza che gli risponda qualcuno, ma in questo quartiere sono tutti istriani o calabresi.

Nei primi tempi parlava sempre in dialetto palermitano e mi prendeva in giro, in quanto sapeva che tanto io non lo capivo, fino a quando una sera non gli ho risposto anche io in dialetto e si è fatto una risata per il mio accento. Ficarra e Picone e tutti quelli che hanno a che fare con la Sicilia oramai sono di casa qui da noi! Quando Giuseppe ha saputo che non avevo mai visto un film di Ficarra e Picone, ha provveduto subito a colmare la mia lacuna, spiegandomi i posti e traducendo tutte le parole dalla prima all’ultima! Così come con le canzoni dei Tinturia, che oramai tutta Torino conosce!

Quando mi ha chiesto di sposarlo, io ero in camera col pigiama e i calzettoni ai piedi; guardavo la tv sdraita sul letto. Giuseppe si è messo in ginocchio con una scatoletta in mano, con un solitario all’interno e con la mano che tremava!

Ecco come mi ha conquistata, con la sua allegria, la sua simpatia ma soprattutto la sua dolcezza! Dopo avergli detto di sì, sapete che mi ha detto? Per l’organizzazione del matrimonio ti do carta bianca (che equivale a non ho voglia di parlare tutti i giorni del matrimonio e non ho voglia di andare di qua e di là a scegliere le cose) e sapete cos’è riuscito a dirmi dopo aver organizzato tutto il matrimonio? “Sono stressato”.

Da quando ho conosciuto lui e la sua famiglia, la mia vita è cambiata in meglio! Sono veramente felice di avere sposato il mio Giuseppe, e con lui ho sposato la Sicilia. Ha una marcia in più per romanticismo e dolcezza, ma come tutti i bravi siciliani non dimentica mai la sua terra e il suo mare!

Infatti, se riusciamo una o due volte l’anno veniamo a Palermo, e come lui anche io ho cominciato ad amare questa bellissima isola e le persone che la abitano.

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